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martedì 5 aprile 2016

Notizie storiche

da "La festa del Santissimo Crocifisso di Monreale" di Nicola Giacopelli

  1. La Festa (di Giuseppe Pitrè)
Il dì 3 maggio del 1898 dunque, nelle prime ore del pomeriggio, io mi recai a Monreale.
Era il terzo giorno della festa e si parlava di con vantaggio e con calore delle corse dei primi due giorni. Il palio era stato vinto da cavalli paesani. Un bardaloro poi era corso leggiero come una piuma, veloce come il vento e s'era lasciati addietro di non so quanti passi tutti gli altri.
La banda paesana aveva dato prova di grande abilità con certi pezzi bene studiati e meglio eseguiti, e quando quella di P. Don Giovanni, una banda istituita e diretta da un sacerdote della borgata di Malaspina in Palermo, fece la sua entrata chiassosa e le sue prove qua e là per le strade, nessuno ne rimase impressionato, perché, a buoni conti, la musica cittadina non resta addietro ad altre, anche di una certa riputazione.
Non si parla dei tamburini, che aveano sonato a perdibraccia, non della illuminazione alla veneziana, che era pittoresca, né tampoco del Vespro della sera precedente e del panegirico della mattina, che era stato un vero capolavoro. I vecchi non ricordano discorso più dotto da oltre vent'anni e le donnicciuole, che aveano sempre guardato un po' il predicatore, in po' le persone più sapute della chiesa, n'erano uscite ripetendo:”Chi beddu diri! Chi gran panagiricu!” ma non sapevano ridir nulla...
Si attendeva la parte migliore del festino, la processione, per la quale a migliaia i palermitani, più che nei due giorni precedenti, vi si recavano su tramways , su carrozze, su carrette, su sciarabbà ed anche, come si suol dire volgarmente, a cavallo ai calzoni. Nell'attesa, i caffettieri si davano un gran da fare attorno ai pozzi preparando sorbetti e granite, i dolciari, a mettere in mostra i loro biscotti a forma di S con ghirigori bianchi di zucchero, tanto ricercati a Palermo; gli stigghiulara, ad arrostire i loro manicaretti, ai quali più che la voce loro fa grande réclame il denso nugolo di fumo che si solleva dai loro fornelli; i pagliacci, a ripetere i loro dinoccolamenti uniformi, i loro motti stereotipati, le loro eterne sconciature; i caramellai ad intascare i soldarelli dei fanciulli che tentano di vincerne qualcuno a la badduzza, specie di dado; alla strummulicchia, trottolino con sei numeri su sei faccette; al firrialoru, roulette primitiva.
La piazza della cattedrale, di quella cattedrale che, secondo un antico adagio, nessun forestiero che vada a Palermo può esimersi dall'andar a visitare se non vuole guadagnarsi la patente di asino, era tutta di gente, tra la quale passavano silenziosi i devoti (...)



2. “Uomini del re 
      Salvati dalla peste” di Pino Giacopelli

Il primo documento che ci parla dell'immagine del Crocifisso della Collegiata, soffuso d'una luce immateriale e carico di struggente pietà, è l'atto del notaio Pietro Vienna nel 24 maggio 1575, mentre nulla sappiamo né della sua provenienza, né dell'autore.
Solo recentemente, in occasione di un delicato intervento di restauro, il prof. Angelo Cristaudo ha formulato l'ipotesi che possa attribuirsi ad Antonello Gagini, autore di un Crocifisso gemello, realizzato nel 1534 e custodito nella chiesa madre di Assoro, in provincia di Enna (...)

A commissionare il Crocifisso dovette essere la Confraternita del Santissimo Salvatore, già esistente nel 1520.
I due Crocifissi, quello di Assoro e quello di Monreale, risultano realizzati entrambi con lo stesso materiale del tempo, composto da un impasto, detto “mistura”, contenuto fra due teli (incamottatura). Nel telo steso veniva applicato il gesso e dipinto ad olio: eguali l'inclinazione del capo, la conformazione della barba e dei capelli, lo stile della corona a chiodi, l'anatomia del corpo, l'apertura del costato, la posizione dei piedi, l'espressione del volto, diversa è soltanto quella degli occhi e quindi la fisionomia.
Ma il popolo dei fedeli continua a dar voce ai prodigi ed alle leggende che la fede nel Crocifisso ha suscitato nel cuore della gente. La tradizione non abbandona neppure i Monrealesi della diaspora, non lascia indenni le nuove generazioni, non cancella gli elementi semantici, non trasfigura quelli semiologici (…)

Il 30 aprile del 1625 la Deputazione della Santità, riunita sotto la presidenza dell'Arcivescovo Girolamo Venero, delibera che “per ogni strada si faccia foco e luminarie, in honore del Santissimo Crocifisso, incominciando da questa sera per tre sere continue (...)”

E' l'anno di nascita della festa del Crocifisso che , da allora, si celebra solennemente nei primi tre giorni del mese di maggio, proprio per onorare e ringraziare il protettore della città (...)



                                          (Foto Archivio Storico Comunale "Giuseppe Schirò")

                                          la storica corsa dei cavalli - foto 1.2.3.4.5



                                       

                                       

                                       


                                          Inaugurazione del del Filobus - 11 febbraio 1990


                                               
                                         Giornata della frutta




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